Fra coloro che si amano si squarcia la cortina dell'aseità e ciascuno vede nell'amico come se stesso, la sua propria essenza più intima, il suo alter ego che poi non è diverso dall'Io. L'amico viene accolto nell'Io, viene da lui accettato nel significato più profondo del termine. viene ammesso nella struttura dell'amante alla quale non riesce estraneo e dalla quale non viene respinto. Come la madre accoglie il figlio, così l'amante accoglie l'amato nel suo seno e lo porta sotto il cuore...
L'Io amico è accolto nell'anima e così confluiscono due correnti vive. Questa unità vitale si ottiene non asservendo una persona a un'altra e nemmeno con la servitù cosciente dell'una di fronte all'altra. L'unità amicale non può neanche essere chiamata concessione, remissività, perché è appunto unità. L'uno sente, desidera, pensa e parla così non perché così ha sentito, desiderato, pensato e parlato l'altro, ma perché ambedue provano un unico sentimento, nutrono un'unica verità, pensano un unico pensiero, parlano a una voce. Ciascuno vive dell'altro, o meglio la vita dell'uno e dell'altro scaturisce da un unico e comune centro che gli amici con sforzo ascetico creativo pongono davanti a sé.
Pavel Aleksandrovič Florenskij
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