di Lucy Scattarelli – Ricordo di Lucio Dalla. Red Ronnie, emozionato durante i funerali di Lucio Dalla, ha detto che la folla presente in piazza Maggiore (la “piazza grande”) era forse consapevole (come tutti noi) che personaggi come Lucio Dalla (o come Battisti) non solo non avranno eredi ma, se partecipassero oggi a qualche selezione, sarebbero miseramente bocciati. Ed è vero, visto che l’ultima poesia in musica firmata Dalla è stata eliminata a Sanremo (poi ripescata). Perché oggi i canoni del successo sono certamente altri.
Lucio Dalla non era un personaggio, mai aveva fatto della sua fama un mito. Se tutta Bologna oggi lo piange è perché Lucio era “persona”, un “semplice” cittadino bolognese conosciuto da tutti, di quelli che si incontrano frequentemente per strada, che parlava con tutti… ma soprattutto, con un cuore grande così. Amici bolognesi mi hanno raccontato che Dalla “era” Bologna: era presente con la sua persona e la sua generosità in tutti i problemi della sua città: da quelli civili e politici, a quelli sociali, a quelli sportivi. Aveva un cuore pronto e attento all’ascolto di tutti, anche a chi gli chiedeva di fare quattro chiacchiere seduto sui gradini di San Petronio. Ogni anno, a Natale, offriva un pranzo a tutti i senza tetto, aveva una fede profonda. Dai suoi amici sacerdoti è stato definito un autentico “cercatore di Dio”.
Sensibile e profondo, quanto ironico e divertente, era anche un profondo conoscitore di arte. Nella sua ultima tournée, quella da cui non è tornato in vita, avrebbe toccato città come Parigi e Berlino. Ed era felice perché, diceva, di giorno avrebbe visitato i musei che gli mancavano. Nella sua musica, ma soprattutto nei suo testi, ha cantato sempre un amore profondo: non solo quello tra un uomo e una donna, ma anche l’amore per la vita, per la natura, per i piccoli… un amore cosmico. Quasi misteriosa la sua visione del futuro. Lucio Dalla ha sempre avuto una visione straordinaria della vita. positiva del futuro: lo vedeva sempre migliore del presente e, pertanto, questa vita valeva la pena di essere vissuta per un domani migliore. La sua musica nasceva quasi sempre nella natura, negli spazi aperti, davanti al mare profondo delle isole Tremiti, suo rifugio.
La sua canzone preferita era “Henna”, come ha dichiarato in una recente intervista. La canzone che cantò davanti a Giovanni Paolo II che lo ascoltò assorto, a Bologna, davanti a trecentomila persone, al Congresso Eucaristico del 1997. Io c’ero, una serata indimenticabile, fantastica. Un concerto in cui Bob Dylan, Morandi, Celentano, Dalla e altri proposero delle canzoni dai testi memorabili. Non dimenticherò il silenzio palpabile durante l’esecuzione di Henna: Io credo nell’amore, l’amore che si muove dal cuore, che ti esce dalle mani, che cammina sotto i tuoi piedi… l’amore di chi ci ama e non ci vuol lasciare. E poi, parafrasando Dostoevskij (solo la bellezza salverà il mondo), così continuava: Io credo che il dolore è il dolore che ci cambierà…
Io credo che l’amore è l’amore che ci salverà. Lucio Dalla ha accompagnato la nostra vita per oltre 40 anni con le sue canzoni, sempre discrete, sobrie, mai urlate…il suo urlo era interiore, messaggi di amore e di speranza, come nella sua ultima raccolta, quella che avrebbe presentato in tournée, da cui traggo questo ultimo grido d’amore:
Amore disperato, amore mai amato, amore messo in croce, amore che resiste e se Dio esiste voi, voi, vi ritroverete là. Amore.
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